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domenica 15 maggio 2016

La bella Signora Stefania



Oggi ho ricevuto una notizia che mi ha molto turbata.
Era un po che in negozio non veniva una delle clienti abituali. Una Signora di gran classe, simpatica, solare, generosa, cordiale, di bell'aspetto, elegante, al di là dell'abbigliamento o della pettinatura, sempre e comunque impeccabile. Una di quelle Donne con una voce calda, frizzante che ha catturato la mia ammirazione sin dai primissimi giorni. Infatti, a pensarci bene, credo proprio che, insieme a suo figlio Emiliano, fosse proprio tra primi clienti.
Quando entrava in negozio attirava  l'attenzione di tutti gli altri, anche se era una presenza discreta, adorava la nostra pasta e ne parlava con entusiasmo, ci confidava anche le sue ricette per i condimenti perché li proponessimo agli altri clienti. Altri clienti sono venuti grazie a lei,  dicevano "Stefania ci ha parlato così bene di voi....". Stefania, così si chiamava quella bella Signora, quella bellissima persona, c'era qualcosa che la rendeva irresistibile, una disposizione d'animo, una generosità di sentimenti, un sorriso che mi raccontava qualcosa, non so cosa di preciso ma sicuramente un'animo gentile, generoso appunto. Adorava i  nostri sorrisi Zucca Burrata Tartufo e Mandorle tostate,  ma  a  sua figlia non piaceva il tartufo quindi ce li faceva preparare senza. 
La bella Signora Stefania improvvisamente non c'è più. La bella Signora Stefania non tornerà in negozio accompagnata da quel bel cavaliere che è suo figlio a scambiare con me chiacchiere e ricette. Io la ricordo anche se l'ho conosciuta poco, per poco ho avuto il piacere di scambiare con lei momenti di vita, la ricordo con quel bel sorriso illuminato da un gran cuore. Cara Signora Stefania un caro saluto e un abbraccio alla sua famiglia.

lunedì 2 maggio 2016

Roveja cibo Slow Food da Il Pastaio di Tor Vergata



I legumi delle campagne umbre e molisane


La mia passione per le cose buone, genuine, per i prodotti della nostra terra mi arriva da lontano quando ero una bambina e l'estate me ne andavo in vacanza da uno zio che insieme ad altri parenti gestiva una fattoria dell'UNC Unione Nazionale Combattenti, da qui ovviamente si capisce che non sono proprio una ragazzina. Una fattoria grandissima, mucche, pecore, polli, anatre, maiali, conigli, piccioni, cani e gatti erano i miei compagni di gioco insieme a mia sorella e ai miei cugini campagnoli. I miei cugini campagnoli....loro mi hanno insegnato a rubare le uova sotto le galline per berle appena deposte, ad arrampicarmi sugli alberi di Gelso per imbrattarmi di viola la faccia, a pescare le rane con le lumache. Che meravigliosa infanzia al sole, con le ginocchia perennemente sbucciate e le guance rosse. La mattina ci alzavamo prestissimo e si andava a governare gli animali, poi si tornava a casa per la colazione. Ore 9,30 circa, pane caldo, verdure cotte, legumi in zuppa e mentre gli adulti bevevano vino, noi sorseggiavamo l'acqua sulfurea, che non era proprio una squisitezza ma alla fine si mandava giù, e poi per le scale a correre verso i campi e a ridere e a giocare! Il cibo era sempre tutto buono, mi ricordo le zuppe di Roveja, d'Orzo, di Farro, con il pane raffermo che non si sprecava niente, si mangiava in quelle ciotole di coccio che fumavano e profumavano di ogni erba aromatica, i vetri appannati dal calore delle stufe a legna dove si cucinava, e fuori volo di uccelli e canti di gallo. La Roveja, quanti di voi la conoscono? E’ un piccolo legume simile al pisello, dal seme colorato che va dal verde scuro al marrone, grigio. Nei secoli passati era coltivato su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui Monti Sibillini, dove i campi si trovavano anche a quote elevate: la Roveja è resistente anche alle basse temperature, si coltiva in primavera-estate e non ha bisogno di molta acqua. Con altri legumi poveri quali lenticchie, cicerchie, fave fa parte dei prodotti slow food. Tutti molto apprezzati da vegetariani, vegani e buon gustai. E' molto proteica, in particolare se consumata secca, ha un altro contenuto di carboidrati, fosforo, potassio e pochissimi grassi. Oggi è stata pressoché abbandonata ovunque e resistono solo pochi agricoltori nella val Nerina, in particolare a Cascia, e noi ne conosciamo uno molto attento alla sua terra. In questa vallata la Roveja si semina a marzo a un’altitudine che va dai 600 ai 1200 metri e si raccoglie tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. La battitura è simile a quella della lenticchia. Un gran lavoro sicuramente, ci vuole passione e amore per la terra e per le tradizioni. La Roveja, si può mangiare fresca oppure essiccata, in questo caso diventa un ottimo ingrediente per minestre e zuppe. Macinata a pietra, si trasforma in una farina dal lieve retrogusto amarognolo che serve per fare la farecchiata o pesata: una polenta tradizionalmente condita con un battuto di acciughe, aglio e olio extravergine di oliva, buona anche il giorno successivo, affettata e abbrustolita in padella. Un alimento buono e naturale un'ottima alternativa alla carne e utile nelle diete.
Da Il Pastaio di Tor Vergata potete trovare Roveja, Lenticchie, Fagioli, Fagioli del Papa, Farro, Orzo e tanto altro tutto rigorosamente dalla terra direttamente nelle vostre mani.

https://www.facebook.com/IlPastaiodiFabioeClarissa/

domenica 1 maggio 2016

Primo Maggio Fave Pecorino e Rock and Roll

I° maggio, Piazza San Giovanni Roma.

Ogni anno il I° maggio è un appuntamento speciale, da sempre, con mio papà quando non ci portava a vedere lo spettacolo ci riunivamo davanti alla tele a vederlo tutti insieme e guai se… Il palco del I° maggio per lui era importate, lui ci credeva anche quando non ci credeva più. Papà era Rock and Roll.
Il I° maggio era anche famiglia, era pranzo tutti insieme, era fave e pecorino e a te Papà dedico la ricetta dei ravioli fave e pecorino, a te che mi hai lasciato la passione per la cucina, la passione per le cose buone e genuine, vere, le cose fatte in casa.
Ravioli per 4 persone:
300 g di farina 00 rimacinata, 3 uova intere,  3 tuorli, mezzo chilo di ricotta di pecora, pecorino romano gratuggiato, guanciale, fave, scalogno, burro, sale, pepe e olio extravergine d’oliva.

Preparare la farina a fontana su una spianatoia, rompere le uova una alla volta e lavorare il composto dapprima con una forchetta e poi con le mani.
Una volta pronta la pasta, tirarla con la macchinetta o con il mattarello formando dei quadrati per i ravioli. Nel frattempo, setacciate la ricotta per fare il ripieno. Poi, in una ciotola, aggiungete il pecorino romano piccante e mischiate insieme con un pizzico di pepe. Utilizzate questo composto per il ripieno dei ravioli. Nel frattempo in una padella, preparate il fondo con olio e burro e cuocete lo scalogno tagliato a pezzetti.  Appena si ammorbidisce lo scalogno, mettete le fave precedentemente sgusciate, sbollentante e senza buccia. In un’altra padella, fate rosolare il guanciale che sarà messo sui ravioli a piatto finito. Una volta realizzati i ravioli, fateli cuocere in acqua salata con un giro d’olio d’oliva, una volta che vengono a galla, sono pronti; mettete i ravioli nella padella con le fave e poi impiattate aggiungendo il guanciale croccante. Se vi pare troppo lavoro passate da Il Pastaio di Tor Vergata Fabio li ha fatti per voi.

Buon I° maggio a tutti i lavoratori, a chi un lavoro non ce l’ha, a chi ce l’ha ma a scadenza come il latte. A chi studia come un matto per avere il lavoro più bello del mondo, a chi rinuncia a studiare per fare un lavoro qualsiasi e anche a chi rischia la vita per attraversare il mare con la speranza di poter lavorare qua dove il lavoro non c'è. Ma anche a chi un lavoro se lo inventa come può! 

venerdì 22 aprile 2016

Io mi ricordo di Te


Io mi ricordo di Te

Oggi in negozio entra un signore anziano, un bel signore distinto, ben vestito, profumato con un bastone di quelli con il pomo intarsiato, Mi dico "che figura di altri tempi". Mi chiede gli ingredienti di ciascun prodotto, si informa sulla provenienza di uova, farine, olio e passate che Il Pastaio (ndr mio marito) usa per fare le pasta, i ripieni ed i condimenti. Ed io lì a spiegare con uno strano tono, come se dovessi esporre una lezione, come ad un'interrogazione. Cercavo di essere più chiara possibile, volevo usare termini e vocaboli ricercati, andavo pensando più all'esposizione che al concetto. "E queste sono le Crepes alla boscaiola, senza piselli, abbiamo usato salsiccia di Cinta Senese e funghi misti porcini, le uova, di primissima qualità, provengono da un fornitore di stimata esperienza che distribuisce solo prodotti la cui provenienza è certificata, garanzia di serietà". Lui, affatto impressionato dal mio strano modo di decantare la qualità, l'esperienza e l'attenzione che tutta la squadra de Il Pastaio di Tor Vergata mette in campo, mi chiede come poteva preparale perché aveva delle persone a cena e non aveva molta esperienza in cucina. A quel punto ho notato qualcosa... ma poi mi è sfuggito cosa. Gli ho spiegato che poteva prepararle infornandole  10 minuti anche solo con del burro e del parmigiano o, se preferiva un condimento al pomodoro, poteva scegliere tra le decine di qualità di sughi pronti in negozio, tutti senza conservanti e biologici. Ancora quella sensazione..... niente, sfuggita. ",,,sa prima se ne occupava mia moglie... a cena ci sono i miei figli ed i miei nipoti... voglio fargli trovare la tavola come faceva lei...". Da qui ho capito che se avessi approfondito l'argomento rischiavo di scoppiare in lacrime e, non solo non era proprio il caso per quel bel signore elegante ma, ce ne ho già tanti dei miei....quindi ho desistito e ho assicurato al signore che i bambini vanno matti per le Crepes al forno. Bene ne prende una ventina, per sicurezza prende anche un paio di sughi, uno Travaglini l'altro Locanda la Posta e se ne va ringraziandomi e prendendo un nostro biglietto per farmi sapere come fosse andata la cena, domani.
Io e quella sensazione. Quella sensazione che mi gira per la testa...ma si... il mio professore di Diritto!!! Cavolo, Si era lui....ma quasi non lo riconoscevo...però come era diverso. Nell'aspetto non era cambiato molto, no, anzi, ora che ci penso era proprio lui da vecchietto. Ma negli occhi, negli occhi non c'era più la fiamma della cattiveria, del " ...vediamo, vediamo chi interroghiamo...", no non c'era. Io mi ricordo di Te caro Prof, chi mi ha lasciato di più nella vita è chi non mi ha regalato niente e Tu Prof sei uno di quelli.  Devo ricordarmi di ringraziarti quando ti rivedrò

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