I legumi delle campagne umbre e molisane
La mia passione per le cose buone, genuine, per i prodotti della nostra terra mi arriva da lontano quando ero una bambina e l'estate me ne andavo in vacanza da uno zio che insieme ad altri parenti gestiva una fattoria dell'UNC Unione
Nazionale Combattenti, da qui ovviamente si capisce che non sono proprio una
ragazzina. Una fattoria grandissima, mucche, pecore, polli, anatre, maiali,
conigli, piccioni, cani e gatti erano i miei compagni di gioco insieme a mia
sorella e ai miei cugini campagnoli. I miei cugini campagnoli....loro mi hanno
insegnato a rubare le uova sotto le galline per berle appena deposte, ad
arrampicarmi sugli alberi di Gelso per imbrattarmi di viola la faccia, a
pescare le rane con le lumache. Che meravigliosa infanzia al sole, con le
ginocchia perennemente sbucciate e le guance rosse. La mattina ci alzavamo
prestissimo e si andava a governare gli animali, poi si tornava a casa per la
colazione. Ore 9,30 circa, pane caldo, verdure cotte, legumi in zuppa e mentre
gli adulti bevevano vino, noi sorseggiavamo l'acqua sulfurea, che non era
proprio una squisitezza ma alla fine si mandava giù, e poi per le scale a
correre verso i campi e a ridere e a giocare! Il cibo era sempre tutto buono, mi
ricordo le zuppe di Roveja, d'Orzo, di Farro, con il pane raffermo che non si
sprecava niente, si mangiava in quelle ciotole di coccio che fumavano e
profumavano di ogni erba aromatica, i vetri appannati dal calore delle stufe a
legna dove si cucinava, e fuori volo di uccelli e canti di gallo. La Roveja, quanti di voi la conoscono? E’ un
piccolo legume simile al pisello, dal seme colorato che va dal verde scuro al
marrone, grigio. Nei secoli passati era coltivato su tutta la dorsale
appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui Monti Sibillini, dove i campi
si trovavano anche a quote elevate: la Roveja è resistente anche alle basse
temperature, si coltiva in primavera-estate e non ha bisogno di molta acqua. Con altri legumi poveri quali lenticchie, cicerchie, fave fa parte dei prodotti slow food. Tutti molto apprezzati da vegetariani, vegani e buon gustai. E' molto proteica, in particolare se
consumata secca, ha un altro contenuto di carboidrati, fosforo, potassio e
pochissimi grassi. Oggi è stata pressoché abbandonata ovunque e resistono solo
pochi agricoltori nella val Nerina, in particolare a Cascia, e noi ne conosciamo uno molto attento alla sua terra. In questa vallata
la Roveja si semina a marzo a un’altitudine che va dai 600 ai 1200 metri e si
raccoglie tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. La battitura è simile a
quella della lenticchia. Un gran lavoro sicuramente, ci vuole passione e amore per la terra e per le tradizioni. La Roveja, si può mangiare fresca oppure essiccata, in questo caso diventa un
ottimo ingrediente per minestre e zuppe. Macinata a pietra, si trasforma in una
farina dal lieve retrogusto amarognolo che serve per fare la farecchiata o
pesata: una polenta tradizionalmente condita con un battuto di acciughe, aglio
e olio extravergine di oliva, buona anche il giorno successivo, affettata e
abbrustolita in padella. Un alimento buono e naturale un'ottima alternativa alla carne e utile nelle diete.
Da Il Pastaio di Tor Vergata potete trovare Roveja, Lenticchie, Fagioli, Fagioli del Papa, Farro, Orzo e tanto altro tutto rigorosamente dalla terra direttamente nelle vostre mani.
https://www.facebook.com/IlPastaiodiFabioeClarissa/
Da Il Pastaio di Tor Vergata potete trovare Roveja, Lenticchie, Fagioli, Fagioli del Papa, Farro, Orzo e tanto altro tutto rigorosamente dalla terra direttamente nelle vostre mani.
https://www.facebook.com/IlPastaiodiFabioeClarissa/